

E' notizia di questi giorni della squalifica del fotogiornalista Klavs Bo Christensen dall'edizione danese di "The picture of the Year" perchè le sue immagini di un reportage su Haiti erano troppo "photoshoppate". Parlando di fotogiornalismo la questione della manipolazione si fa delicata perchè entra in gioco l'etica professionale sul messaggio che si vuole comunicare. Il problema è se "il rispetto della verità dei fatti" può essere messo a rischio da un eventuale uso eccessivo di photoshop nello schiarire o contrastare le immagini. Certo che se Klavs Bo Christensen avesse "tradotto" il suo reportage su Haiti dal colore al bianco e nero, certamente nessuno avrebbe avuto nulla da dire.
Con il digitale esiste la camera chiara al posto di quella oscura nella quale il fotografo o lo stampatore da sempre sviluppa ed elabora quanto impressionato sulla pelllicola con ingranditori, carte più o meno sensibili, aggiungendo o togliendo chimica. Si può affermare che photoshop ha reso meno difficile e, soprattutto, molto più rapido intervenire sulle immagini; casomai il vero confine da non oltrepassare è quello del buon gusto e del miglioramento tecnico, che comunque resta un fatto piuttosto vago e soggettivo.
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